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A colpi di Fernet

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Con sentenza n. 11031 del 27 maggio 2016, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso proposto dai fratelli Branca, produttori del famoso amaro ideato nel 1845 per curare il colera e successivamente commercializzato, ad inferiore gradazione, come bevanda alcolica. Il marchio Fernet Branca ha acquisito negli anni notorietà, in molti ricorderanno il claim: “Sopra tutto, un Fernet Branca“.

Ad essere sotto accusa è la bottiglia di liquore Fernet Franzini che, secondo i ricorrenti, costituisce concorrenza sleale, prevista dall’art. 2598 c.c.. La Corte d’Appello di Milano, in riforma della sentenza di primo grado, aveva rigettato la domanda dei fratelli Branca ritenendo che la capacità distintiva del marchio andasse collegata alla predominanza del segno denominativo, a differenza dell’elemento grafico che rivestiva invece un ruolo secondario.

Nel rinviare la causa alla Corte d’Appello di Milano, la Corte di Cassazione ha sostenuto che: “il giudizio di confondibilità tra marchi in conflitto deve compiersi in via globale e sintetica con riguardo ad ogni elemento grafico, visivo e fonetico, nonché di quelli concettuali o semantici, che costituiscono il marchio. Inoltre è necessario considerare la tipologia di clientela cui il prodotto è destinato”. Il consumatore medio, in ragione del costo modico del prodotto, impiega infatti minor attenzione sulle singole caratteristiche e, di conseguenza, percepisce l’impressione complessiva del liquore acquistato mentre ha una immagine mnemonica del prodotto concorrente che non necessariamente è disponibile al momento dell’acquisto per effettuare un confronto.

La Corte d’Appello, nel giudizio di rinvio, sarà tenuta dunque a valutare l’impressione visiva e complessiva che l’etichetta, riportata sul liquore, suscita sul consumatore medio, indipendentemente dalla denominazione Fernet che, presenta inoltre, caratteri grafici simili al prodotto di comparazione. Ad oggi i due liquori Fernet coesistono e bisognerà attendere l’appello bis per comprenderne le sorti.

Dott.ssa Margherita Cati


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